Domenica 14
dicembre, III di avvento, si celebra la giornata del seminario diocesano. Una
bella e felice metafora paragona il seminario alla pupilla dell'occhio del
vescovo. Immagine che potremmo estendere senza difficoltà a tutta la comunità
diocesana. Viene da pensare che la frase richiami la premura che tutti dovremmo
avere per questa grande istituzione: custodire il seminario come lo si farebbe
per una cosa delicata e preziosa qual è la pupilla. In realtà l’espressione va
intesa alla lettera. Il seminario è la pupilla dell'occhio di una diocesi. Il
vescovo, i sacerdoti, i laici, tutti osservano la vita ecclesiale e pastorale
attraverso il seminario. Attenzione non è un "dovrebbero", un dato di
fatto piuttosto. Il seminario è il punto di osservazione più alto per guardare
con realismo e verità il vissuto di una Chiesa particolare. La vitalità e la
fertilità delle parrocchie trovano in quella piccola “comunità di vita” la loro
conferma o la loro smentita. Inoltre è la presenza di vocazioni che permette di
guardare al futuro con speranza, la sua scarsità, invece di farlo con
apprensione.
Si! Possiamo
ben dire che è una metafora decisamente forte.

Certo,
potremmo farlo. Ma non adesso. Ora è il tempo di darci da fare e di continuare
a sperare. Ed è proprio il seminario che ci offre le basi per guardare con fiducia
anche al nostro tempo. L’entusiasmo e la gioia che abitano nel cuore dei
“pochi” ragazzi che hanno scelto di fare l’esperienza del seminario e in questa
cercano di comprendere il progetto di Dio ci spingono a constatare che nel
mondo degli adolescenti le domande su Dio e sulla ricerca della pienezza non
sono sopite. Inoltre si assiste, con la rinascita degli oratori in diverse
parrocchie, ad un fermento che ci permette di guardare il domani con un
sorriso. Si semina, arriverà la mietitura; quando Dio vuole, ma arriverà. Ci
vuole perseveranza e pazienza.
Questa
giornata chiede ad ogni battezzato, sacerdote e laico, di impegnarsi per le
vocazioni. Come? Parlando del seminario e della ricchezza dell’esperienza che
offre e insieme proponendo la bellezza del dono per Dio e i fratelli che il
sacerdozio esprime.
(dall'ultimo numero di Voce del Logudoro)